La vita é ingiusta?

Mi capita spesso di sentire qualcuno dire che la vita é ingiusta. E l’ho pensato anche io che lo fosse, presa da uno sconforto in particolare o travolta da una sensazione di impotenza generale.

Pensandoci bene credo che sia importante capire cosa sia l’ingiustizia e quindi devo fare una distinzione tra giusto e sbagliato. Giusta é un azione compiuta da un essere umano, corretto é un procedimento matematico…lo stesso procedimento può essere svolto nella maniera sbagliata e una persona può decidere di fare una cosa ingiusta nei confronti di qualcuno.

Ma la vita di per sé é qualcosa di giusto. Un susseguirsi naturale di eventi ed emozioni, alcune volte estremamente sfortunati accompagnati da emozioni sul fondo della sofferenza.

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Credo sia ingiusto pensare che la vita sia ingiusta, penso invece che sia un occasione certe volte un occasione di merda, ma comunque una possibilità.

Però poi mi viene in mente che un bambino che muore per una malattia grave ed incurabile, dalla vita non ha ricevuto alcuna possibilità.

Quella di vivere, direbbe qualcuno. Di vivere la sofferenza? Non lo so se riesco a pensare che sia comunque la possibilità di vivere qualcosa, come se tra tristezza e felicità non ci fosse nessuna differenza perché entrambe sono l’opportunità di vivere e sentire qualcosa.

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La vita é ingiusta? Non per tutti, che detta così sembra un gioco al massacro.

Caffè, amore e odio + caffetterie a MILANO

Ho sempre amato due cose del caffè: quanto sia figo e il contrasto ”sweet and bitter” che avvolge la bocca.

A me il caffè piace amaro, ma morbido, caldo e non caldissimo. Questo la dice lunga sulla mia salute mentale. Rigorosamente in moka. Ma questa è una novità dell’ultimo periodo, sono passata dalle capsule Nespresso, all’espresso con pompa della DeLonghi. Ho scoperto che il caffè con la schiumetta dorata non mi piace più, anzi, mi irrita lo stomaco. Non riesco più a bere un caffè al bar, sto davvero male al pensiero. Sembra bruciato e sa di qualcosa di nauseante, non sono disposta a zuccherarlo perchè a me piace amaro.

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Fa brutto dire ”schifo” ma se ci penso mi sembra di avere l’immagine di qualcosa di schifoso. E poi non credo che dire schifo al caffè sia uno schiaffo alla miseria. Se fossi sul lastrico il caffè lo vorrei solo per dare un boost alle mie capacità di adattamento e cercare una soluzione al mio problema. Prima vorrei un tozzo di pane. Quindi si, il caffè da bar da un mese mi fa schifo. Ma spero di ricredermi.

Adesso dopo anni di automatismi, ho deciso che mi piace solo il caffè che faccio io e voglio impiegare del tempo prima di berlo, invece che gettare una capsula nella macchinetta.

  • Tazzina.
  • Acqua nella caldaia fino alla valvoletta.
  • Minuti di vuoto mentre cerco un cucchiaino che non sia sporco di miele o nutella.
  • Riempitura del filtro
  • Attesa…
  • Attesa…e profumo.
  • Fuoriuscita del caffè, sclero se schizza fuori dalla caffettiera o perdizione totale quando va tutto bene.

Sono poi convinta che la caffeina nel caffè non mi ecciti più di molto, mi capita pure di averne voglia proprio prima di andare a dormire. Non capisco quelli che ” Se prendo il caffè dopo le 4pm, NO WAY, non riuscirò a dormire prima delle 2 del mattino!” Ma io no, non mi sveglio di notte…dormo bene, e neanche faccio brutti sogni ecc. ecc. Certe volte se sono assonnata, dopo un caffè rimango assonnata.

Allora poi mi si chiede ”Cosa lo bevi a fare se dici che non ha nessun effetto”? Anche se non è vero che non abbia alcun effetto, è una bella domanda. Però che lascia il tempo che trova: non mangio una torta perchè io possa ingrassare. La divoro perchè mi piace, no?

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Il legame che abbiamo tutti noi con il caffè è storico, quante volte capita di darsi appuntamento ”per un caffè”? E’ una bevanda sociale, un pò come il vino e la birra, senza i fastidi del vino e della birra. E poi vogliamo parlare dell’effetto boost-relax, che meraviglioso ossimoro.

Mi viene voglia di cercare una buona caffetteria a Milano, scelgo i posti che mi ispirano di più, non vedo l’ora di fare una bella foto delle tazzine che mi serviranno

Pascucci

Pasticceria Castelnuovo

Pavè

Otto

In che modo le persone possono superare la propria paura di parlare?

Credo che sia una delle mie ricerche più frequenti sul web. Dopo “birrerie a milano”, “fondotinta matt” e “come fare per accelerare la crescita dei capelli” (tutte ricerche quotidiane, forse spero sempre nell’ultima novità)

Il superamento delle proprie paure é la parte ultima che fa parte di un processo che a volte può essere molto lungo e che secondo me segue, per ogni tipo di paura, lo stesso schema. Per quanto riguarda le mie e in particolare quella sensazione di vuoto in testa che mi perseguita durante il mio turno in una conversazione, oppure mentre devo esporre un mio pensiero, una ricerca in pubblico sto imparando che la chiave di tutto é l’organizzazione. Organizzare i miei pensieri e la mia vita mi aiuta a prendere la vita in maniera più rilassata e calma. La strada é ancora lunga 😂 ma sapere cosa faccio e quando farò una cosa diversa, semplifica tutto.

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Parlare. Sembra una ca**ata ma parlare per me é sempre stato un gran delirio. Non che io non prenda mai la parola durante una conversazione, anzi. Ma faccio una grande fatica nell’argomentare quello che dico. Non so quello di cui sto parlando? Forse, ahah. Mi succede per ogni tema? No. Potrei conoscere benissimo tutto di una cosa. Ma la storia é sempre quella, sputo irritata una serie di informazioni e SBAM. Nessuno mi ha capito. Fingono di averlo fatto, solo perché ho la fronte sudata e forse pensano che io abbia fatto già abbastanza fatica.

La soluzione sarebbe tenere un quaderno, con uno script dei punti chiave di quello che so. Non sempre ne ho voglia. Questo ovviamente non vale anche per quando devi rispondere alla domanda che ti fa il parrucchiere ogni volta “Facciamo una bella frangetta?” oppure “Tagliamo un po’ i capelli?”.

Io mi trovo in difficoltà anche li. Sbaglio sempre e dovrei prepararmi uno schema come quello che segue:

Fatto. Il coniglietto sarei io ”felice”.

Salvo l’immagine e la aggiungo tra i mille reminder impostati sul mio S8Note.

IMPORTANTISSIMO:

Dovrei eliminare la paura del rifiuto?

In assoluto, per farlo ho capito che mi basta pensare ai miei pensieri mentre qualcuno sta parlando. Nel senso: quando qualcuno mi parla non sto pensando ”che cose inutili che dice. Guarda che faccia! Mamma mia che persona bassa.” Oddio, qualche volta sono così stronza, lo ammetto.

Quando ascolto sono davvero pochi i miei pensieri, mi limito ad ascoltare. Ed è assolutamente poco necessario parlare con qualcuno di cui sai già una cosa: qualsiasi cosa dirai, non verrai ascoltata. Oppure verrai male interpretata. Questo non significa che chi mi ascolta non debba mai obiettare. Un opinione diversa non significa “fai schifo tu e quello che dici”.

Molto importante é anche stare attenti al ritmo del flusso delle parole. Frasi brevi e punti chiavi. Pause per scandire ogni segmento e relax.

Ma il buon vecchio “guardati allo specchio mentre argomenti un’idea”?

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Roba che io ho già preparato il discorso per quando sarò alla cerimonia di premiazione di chissà quale premio vinto… Solitamente inizio con uno strano e decisamente poco umile discorso di ringraziamento e finisco spinzettandomi le sopracciglia.

Perché se le sopracciglia sono importanti n un volto, le espressioni, il gesticolare lo sono ancora di più.

Guardarsi aiuta a capire quello che il nostro corpo trasmette all’interlocutore, io ho la classica faccia da stronza arrabbiata quando, invece, é importante assumere un comportamento calmo.

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Dicono pure che sia importante conoscere la propria voce, registrarsi, ascoltarsi mentre si parla.

A me fanno schifo gli audio che spedisco su whapp, figuriamoci…

In sintesi esistono vari punti da tenere in considerazione, per la vita o durante un esame orale:

  1. Respirare. Rilassarsi mentre si parla e concentrarsi sul respiro, la voce avrà più risonanza
  2. Elbert Hubbard, ha detto: “L’unico modo per imparare a parlare è parlare e parlare, parlare e parlare e parlare e parlare e parlare “.
  3. Esercitarsi con un amico oppure il tuo cane. Parlare direttamente ad un’altra persona ti aiuterà a rilassarti e a darti una prova di esperienza con un feedback . Se hanno domande sul tuo discorso, non il cane, forse, è probabile che i membri di un pubblico avranno le stesse domande.
  4. Attività fisica. Può suonare come una stupidaggine, ma il sangue circola più velocemente e invia più ossigeno al cervello durante e dopo una sessione di crossfit oppure dopo una semplice passeggiata. Ci si stupisce da ciò che un piccolo flusso di sangue può fare. Heheh…

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Detto ciò credo che tutto possa essere ricondotto al discorso iniziale quindi…stare sereni, leggere molto e avere molti interessi, il nostro cervello creerà in autonomia i link necessari per aiutarci ad esporre un idea, qualunque contesto esso sia.

Perchè saper parlare a volte coincide con l’arroganza di voler far valere la propria tesi a tutti i costi.

Difendiamoci, please